Miguel de Cervantes e le battaglie contro i propri mulini a vento
Miguel de Cervantes e le battaglie contro i propri mulini a vento
Il 29 settembre 1547 la famiglia Cervantes si trova al numero 2 di calle de la Imagen ad AlcalĂ de Henares, piccolo comune ad appena 30 km da Madrid, quando Leonor de Cortinas dĂ alla luce il quarto dei suoi sette figli, cui viene dato il nome Miguel de Cervantes, in cerca dei suoi mulini a vento.
Cervantes in cerca dei suoi mulini a vento nella crescita
Le ristrettezze economiche del marito Rodrigo, chirurgo senza laurea e dai miseri guadagni, costringono la famiglia a cambiare spesso cittĂ , muovendosi in giro per la Spagna come le carovane di un circo.
I piccoli Cervantes hanno difficoltà a frequentare un unico istituto scolastico e, durante il soggiorno a Cordova e a Siviglia, studiano dai gesuiti.
Nel 1568, trasferitosi a Madrid, Miguel inizia a frequentare il collegio “El Estudio”, sotto la direzione dell’umanista Juan López de Hoyos. Il giovane ha un carattere riservato ed un accenno di balbuzie, ma mostra un interesse particolare per la letteratura e gli studi umanistici, iniziando a comporre i suoi primi versi. Nel 1569 il ragazzo è protagonista di una terribile vicenda: è ricercato dalla polizia di Madrid con l’accusa di aver ferito un muratore, Antonio de Sigura, nel corso di una rissa nel recinto di Palazzo Reale a Madrid.
Cervantes è probabilmente innocente, ma teme le conseguenze del processo e preferisce scappare in Italia. A Madrid viene, quindi, emessa sentenza in contumacia:
“Il detto Miguel de Cervantes è stato condannato dai detti nostri alcaldi a che la sua mano destra sia mozzata, con pubblica ignominia, e all’esilio dai nostri Regni per un tempo di dieci anni”.
L’italia di Miguel
Mentre vengono pronunciate queste parole, Miguel si trova in Abruzzo, dove ha preso servizio presso il ducato di Atri come domestico di camera di Giulio Acquaviva. Nel 1570 Cervantes si arruola nella compagnia del capitano Diego de Urbina e, all’età di ventiquattro anni, sale a bordo della galea Marquesa, unendosi alla “Lega Santa”, una flotta voluta dal Papa per contrastare l’avanzata dei turchi Ottomani in Europa.
Il 7 ottobre 1571 partecipa come archibugiere alla famosa battaglia navale di Lepanto. Da giorni è malato ed ha la febbre alta a causa di una violenta gastroenterite, i colleghi lo invitano a restare in coperta, ma Cervantes è irremovibile ed eroicamente si schiera sulla linea di fuoco. Lo scontro è cruento e Miguel viene raggiunto da tre colpi d’archibugio che lo colpiscono al petto ed in altre parti del corpo. Le cure dei medici militari sono maldestre e quel Miguel de Cervantes, in cerca dei suoi mulini a vento, che era scappato dalla Spagna per salvare la mano destra, perde l’uso della mano sinistra in quello che egli stesso definisce “il colmo dei castighi”.
Dopo un lungo ricovero nell’ospedale di Messina ed aver nuovamente combattuto a Navarrino ed a Tunisi, nel 1573 soggiorna a Napoli studiando la letteratura italiana e gli scrittori latini.
Dopo due anni, decide di abbandonare la carriera militare e di imbarcarsi su “La Sol”, una galea facente rotta verso la Spagna. Porta con sé una lettera di presentazione per il Re, scritta da Giovanni d’Asburgo e dal duca di Sessa, viceré di Napoli e vecchio amico di suo nonno paterno.
Con queste raccomandazioni, Cervantes spera di ottenere una ricompensa in Spagna ed un posto fisso nella pubblica amministrazione.
La Sol si trova nei pressi delle coste francesi quando viene circondata da alcune navi di pirati e, dopo un breve scontro, i passeggeri sono costretti ad arrendersi, vengono fatti prigionieri e condotti ad Algeri in catene.
Cervantes ha ancora con sé le due lettere di raccomandazione e, quando i pirati le leggono, capiscono che deve trattarsi di un gentiluomo d’alto livello e fissano un riscatto altissimo: 300.000 reali.
Durante la prigionia, raccontata in “Vita ad Algeri”, Cervantes tenta per ben quattro volte di fuggire, ma solo il 24 ottobre 1580, dopo cinque anni di prigionia, viene liberato dal frate trinitario Juan Gil che paga il suo riscatto.
Cervantes in cerca dei suoi mulini a vento: il ritorno in patria
Torna in patria, ma porta con sé il trauma di questo lungo rapimento e numerosi debiti che gli rendono difficile il sostentamento. Per questo motivo si reca da Filippo II in Portogallo, sperando che questi gli offra una ricompensa per il valore espresso nel corso della battaglia di Lepanto e durante gli anni di prigionia e che, magari, gli affidi un incarico amministrativo nelle Indie.
Purtroppo Filippo II non ascolta le sue richieste e Miguel, umiliato ed in condizioni economiche sempre piĂą gravi, fa nuovamente ritorno in patria.
Nel marzo 1584 nasce Isabel, unica figlia dello scrittore e frutto della breve relazione tra quest’ultimo e la giovane Ana de Villafranca y Rojas. Nello stesso anno Cervantes conosce Catalina de Salazar y Palacio che presto diventa sua moglie, ma da cui divorzia dopo appena due anni. Si tratta del periodo in cui Cervantes, trasferitosi a Toledo, inizia la stesura del suo primo romanzo, “La Galatea”.
Dopo la fine del matrimonio, Miguel si trasferisce in Andalusia per svolgere la professione di esattore delle imposte e per controllare le provvigioni dell’Invincibile Armada, ma viene scomunicato dalle autorità ecclesiastiche di Siviglia per non aver rispettato i privilegi di alcune parrocchie.
Come esattore delle imposte, egli deposita il denaro delle riscossioni presso il banchiere Simón Freire. Quando quest’ultimo fallisce, Cervantes viene arrestato e condotto in carcere per un breve periodo, con l’accusa di aver sottratto denaro all’autorità pubblica.
Don Chisciotte
Miguel si trova nuovamente in difficoltà , ma trova conforto nella scrittura delle prime pagine di un nuovo romanzo avente per protagonista un cavaliere errante, un fedele aiutante e la loro lotta contro i mulini a vento.
Forse sente già risuonare nel suo cuore una delle tante frasi destinate a diventare letteratura: “Ricorda, caro mio Sancho, chi vale di più, deve fare di più”.
Si stabilisce a Valladolid insieme alle due sorelle e alla figlia Isabella, continuando la stesura del più famoso romanzo della letteratura spagnola: “El hingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha”.
Nel 1605 viene pubblicata a Madrid la prima edizione della prima parte del Don Chisciotte, opera accolta con grande entusiasmo in tutta la Spagna.
In quello stesso anno la reputazione di Cervantes subisce però un duro colpo quando, nei pressi della sua abitazione, viene ritrovato il corpo senza vita del cavaliere Gaspar de Ezpeleta. A causa delle malelingue dei vicini, Cervantes viene nuovamente arrestato, questa volta con l’accusa gravissima di omicidio. Non essendoci prove a suo carico, lo scrittore viene prosciolto e liberato dopo pochi giorni.
Nonostante i primi successi come scrittore, Cervantes non abbandona mai il sogno di ottenere un posto fisso nella pubblica amministrazione e, nel 1609, cerca di ottenere l’incarico di segretario presso il conte di Lemos a Napoli.
La richiesta non viene accolta, ma la protezione del conte gli consente di dedicarsi esclusivamente alla scrittura, pubblicando numerose opere come “El viaje del Parnaso”. Resta, però, un ultimo sforzo da compiere: il suo Quijote è ancora incompiuto.
Nel 1614 Cervantes viene raggiunto dalla peggiore notizia che uno scrittore possa ricevere: Alonso Fernandez de Avellaneda ha pubblicato a Tarragona una continuazione apocrifa del Don Chisciotte.
Cervantes non può far altro che affrettarsi e pubblicare nel 1615 la versione ufficiale della seconda parte del suo romanzo.
Ed è così che tra turchi e pirati, rapitori e plagiatori, Miguel Cervantes, in cerca dei suoi mulini a vento, ha combattuto e sconfitto ogni personale mulino a vento, uscendone sempre a testa alta.
Colpito da idropisia, lo scrittore muore a Madrid il 23 aprile 1616. A poche migliaia di chilometri di distanza, in quello stesso giorno, anche la mente di Shakespeare emette l’ultimo guizzo.
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